Nella primavera del '99, la New York University ha aperto per la prima volta a un designer di moda e, per di più italiano, La sua Grey Art Gallery, ospitando la mostra sui 40 anni di lavoro di Krizia, inaugurata nel '95 alla triennale di Milano: un percorso attraverso gli abiti più rappresentativi, sospesi su manichini-sculture inventati dalla costumista Gabriella Pescucci, fra gli animali simbolo che hanno sempre siglato le collezioni di Krizia e gli effetti speciali di luci e specchi studiati dallo scenografo Dante Ferretti. E' stato uno fra i più alti riconoscimenti possibili per il marchio: nome preso a prestito da uno dei dialoghi di Platone sulla vanità. Nata nel cuore di Bergamo Alta, messo in un cassetto il diploma di maestra, decide ancora ragazza di lanciarsi nella moda con un'amica, Flora Dolci. Un tavolo e una macchina da cucire, una premiere e 5-6 lavoranti, in un appartamento milanese, offerto dal musicista Lelio Luttazzi: nascono così le prime creazioni, di una linearità francescana se comparati agli elaborati vestiti di allora. Le sue creazioni le presenta personalmente, scambiata per una rappresentante, nei negozi di mezza Italia. Vende la prima gonna a un negozio del milanese corso Vercelli. Le sue creazioni piacciono. Riesce a piazzare i primi tailleur firmati dall'eccentrica col la K, oggi sfoggiata da milioni di donne, uomini e bambini in tutto il mondo. Le sue sfilate, con l'immancabile animale feticcio, saranno una sorta di angelo e demonio anche per l'uomo.( Laura Dubini).
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