martedì 30 settembre 2014

Sanjust di Teulada Piero 1923-1996 presidente Siderexport

Uno degli ultimi grandi dandy italiani. Manager alla Dalmine, amministratore delegato e presidente della Siderexport e successivamente dell'Insurance Brokers Marsh e McLean Italia, amava, supremo snobismo, un po' di disordine nel vestire. Meglio se l'abito aveva un piccolo difetto e, per questo, rifiutava la terza prova dai sarti. Gli piacevano le camicie a righe dai colori forti e comprava le stoffe a Genova da Crovetto. Aveva 200 paia di scarpe e adorava quelle vecchie di 30 anni. Se le faceva fare su misura da Gatto. Non indossava mai un pullover sotto la giacca che teneva sempre aperta.
I cappelli li sgualciva apposta. Spesso portava i guanti, ma se li metteva di rado, preferendo tenerli in mano. Non rinunciava mai alla cravatta che giudicava "uno stato d'animo". Lo racconta lui stesso a Luigi Settembrini e Chiara Boni nel volume "Vestiti, usciamo Mondadori": Eravamo ragazzi, a Roma, e Gianni (Agnelli) era amico nostro e ci vedevamo spesso. Alcuni di noi non avevano molti quattrini e tra questi io: non potevo quindi permettermi di possedere più di quattro o cinque camicie.
Per non rovinare l'orlo dei polsini con lo sfregamento dell'orologio che aveva il braccialetto di metallo, io lo portavo sopra il posino sinistro. A Gianni la cosa piacque e la imitò.

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