Un altro modo per provare che esiste un residuo dell'esperienza passata consiste nel dimostrare che un certo materiale che è stato familiare può essere appreso più rapidamente di quanto lo sarebbe se si trattasse di materiale del tutto sconosciuto. Quando tutto sembra completamente dimenticato può essere più facile impararlo una seconda volta. Un esempio clamoroso di come ciò possa avvenire è dato da un esperimento in cui si lessero a un bambino dei brani di greco, che poi gli furono ripresentati a scuola diversi anni più tardi.
Lo sperimentatore lesse tre brani al giorno a un bambino di 15 mesi, ripetendo ogni giorno gli stessi brani per tre mesi. Alla fine di questo periodo un'altra serie di tre brani fu ripetuta giornalmente per altri tre mesi; a questo punto i brani letti erano 21.
L'influenza residua di questa precoce esperienza fu studiata mediante esperimenti di memorizzazione condotti sul bambino all'età di otto anni e mezzo, 14 e 18 anni , senza che nel frattempo egli avesse studiato il greco. A ciascuna di queste età gli venivano dati da imparare dei brani fra quelli già ascoltati nella prima fase dell'esperimento misti a brani equivalenti ma del tutto nuovi.
I risultati indicarono a otto anni e mezzo un risparmio significativo nel tempo necessario all'apprendimento del materiale già conosciuto. Per il riapprendimento fu richiesto un numero di ripetizioni inferiori del 30% rispetto a quello necessario per imparare il materiale nuovo. All'età di 14 anni però il risparmio fu solo dell'8%, mentre a diciotto anni non fu dimostrabile alcun vantaggio. Il risultato principale di questo esperimento fu che cinque anni dopo la prima lettura si ebbe un considerevole risparmio nel tempo necessario all'apprendimento, anche se il materiale che il bambino aveva ascoltato era in greco antico, lingua che per lui non aveva alcun significato.
In sintesi, mentre si ammette l'esistenza di ampie coincidenze fra i processi su cui si basano la reintegrazione, la rievocazione, il riconoscimento e il riapprendimento, non si deve supporre però che si tratti di metodi puramente arbitrari per misurare la stessa cosa. Nei processi, oltre alle analogie esistono delle differenze, dimostrabili in diversi modi: tra un ricordo datato nel passato personale di un individuo , e il tipo di ricordo senza data rappresentato, ad esempio, dal ricordo delle parole familiari del vocabolario corrente, cioè una rievocazione. In una ricerca abbastanza retrodatata Reiff e
Scheerer (1959) definirono" rimembranze" i ricordi personali, e i ricordi abituali, senza data, "memorie. " Queste distinzioni diventano più importanti quando si considerano i problemi dell'oblio motivato, come nella rimozione, nell'amnesia ipnotica e altro.
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