mercoledì 5 febbraio 2014

Paolo Veronese, Giuditta e Oloferne 1581

Giuditta era una giovane vedova della piccola città fortificata di Betulia, ai confini della Giudea, passaggio obbligato per raggiungere Gerusalemme. Un grande esercito invasore cinge d'assedio la città, che in breve è sul punto di arrendersi. Giuditta tenta una carta disperata: forte della sua prorompente bellezza, si dirige verso il campo nemico accompagnata dalla schiava Abra e viene accolta nella tenda del comandante Oloferne. Colpito dal coraggio e dall'avvenenza di Giuditta, Oloferne la invita a cena; segue un'allegra serata di vino e di seduzione, abilmente condotta dalla donna. Quando Oloferne crolla addormentato e soddisfatto, Giuditta ne approfitta per tagliargli la testa. Scoperto il corpo del comandante ucciso, la cui testa viene esposta sulle mura di Betulia, l'esercito di Oloferne abbandonò l'assedio e la città viene liberata.
La vicenda è stata considerata esemplare, simbolo della capacità di uno stato piccolo di opporsi con intelligenza e coraggio a forze maggiori e della facile vittoria della seduzione sulla concupiscenza.




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