lunedì 3 marzo 2014

Roberto Cavalli 1940 stilista italiano.

Ama essere definito "artista della moda", forse perché il nonno era un illustre pittore macchiaiolo, autore di quadri esposti agli Uffizi di Firenze, la sua città. Frequentando l'Accademia di Belle arti, si interessa al rapporto tra moda e pittura, avviando nella sua stamperia un lavoro di ricerca sui materiali, sperimentando contemporaneamente nuove tecnologie. Nel '60 brevetta un rivoluzionario procedimento di stampa sulla pelle, e nel decennio successivo debutta a Palazzo Pitti con i primi patchwork, considerati ormai la sua firma, che caratterizzano soprattutto jeans all'insegna del glamour. La natura è fonte di ispirazione: manti di animali, paillette e squame di pesce, onde che si perdono nelle trasparenze di un tessuto. L'impatto con la collezione è sempre forte: belve feroci, angeli e demoni si affacciano da una giacca, dai calzoni. Donne feline e grintose che nello stile Cavalli trovano una conferma di vari tratti caratteriali istintivi ed esibizionistici. Ogni modello è mozzafiato: gli short e i corsetti per una Rossella proiettata nel 2000, i blazer anatomici a stampe leopardo, coccodrillo, lince. Il serpente per sostituire maculati di ogni razza. Poi il nero delle bande giovanili, dal blouson del selvaggio Marlon ai punk, ai metallari: sono in cervo morbidissimo i suoi inconfondibili, elegantissimi chiodi. Qualcosa di lunare per microgonne galattiche, e ancora jeans stampati ad antichi motivi barocchi: Anna Falchi e Claudia Koll, formano l'accoppiata vincente di una presentazione alle sfilate del pret-à-porté di Milano, nel marzo '95. Schiaccia l'acceleratore e lo stretch diventa ultrastretch: il corpo umano appare tatuato. Il marchio è distribuito in oltre trenta paesi, direttamente dagli show room di Milano, New York, Düsseldorf. (Lucia Mari)



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