venerdì 30 maggio 2014

Minimalismo tendenza a semplificare, ridurre.

I primi anni '90 furono orientati da una moda ripulita, in risposta ai primi anni '80, gonfi di colori, consumi e merci. Il grigio,il beige, kaki, nero, bianco, niente trucco, nessun gioiello, scarpe senza tacco, quasi a sottolineare una vicinanza di sguardo con il pensiero di due maestri dell'architettura, Mies van der Rohe e Le Corbusier. Sì a tutto ciò che povero, spoglio, ruvido. Lo si è visto nell'architettura d'interni e di esterni, improvvisamente convertita all'essenziale tout court, nella letteratura, che ha avuto i suoi profeti nei McInerney, Leavitt, Easton Ellis. Nella moda il minimalismo ha avuto un antesignano in Zoran, ma anche in Calvin Klein e una musa in Miuccia Prada, Jil Sander, che è riuscita a imporre il suo gusto ridotto ai minimi termini, costruendo su questo look un impero miliardario. La morte ufficiale del movimento minimalista nella moda si fa risalire alla sfilata uomo primavera-estate '99 di Tom Ford per Gucci, nel luglio '98: un'esplosione di piume, paillette, tessuti stampati, colori vividi. E' la fine del giansenismo: si ritorna alla lussuria.


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