martedì 3 giugno 2014

Montenapoleone strada della moda a Milano

Nel suo tracciato, la strada, come raccontano guido Lopez e Silvestro Servegnini nel volume "Milano in mano" (Mursia) <<percorre il fosso, tuttora esistente nel sottosuolo, che circondava le mura romane e di queste rimane traccia qua e là nelle cantine del lato dispari>>. Il rullo compressore della moda ha trasformato quello che una canzone di Van Wood definiva il <<salotto di Milano>> in una
ossessiva parata di scarpe, gonnelle, bolerini, completi da uomini e donne in carriera, borse, gioielli, orologi. Era fisiologico, scontato che il prêt-à-porter, il made in Italy, realtà trainanti di Milano, puntassero a darsi un proscenio d'immagine, occupando a colpi di portafoglio strade che il terziario, le banche avevano già provveduto a svuotare di vita. Ma alti sono stati i lamenti attorno alla metamorfosi della vita che, nell'ultimo dopoguerra, ha definitivamente sgominato la galleria Vittorio Emanuele come asse centrale del passeggio, dello struscio, del ritrovarsi cittadino del fare avanti e indietro per la via. Il lamento dello svuotamento del passeggio borghese di qualche decennio fa cominciò proprio nel '50 con Raffaele Calzini, grande memorialista milanese, quando lo scrittore
nella sua analisi pronosticò il risultato del cambiamento con l'infittirsi di firme e negozi.


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