sabato 4 luglio 2015

Kazimir Malevic, Sportivi 1930-31, olio su tela, San Pietroburgo, Museo statale russo

Il dipinto rimanda alla complessità, alla molteplicità, all'essere composti di punti diversi.
Oggi l'idea di essere italiani si è modificata: non pensiamo più di avere un'ascendenza autoctona.
Eppure gli scaffali delle librerie continuano ad essere divisi in autori italiani e stranieri. Daniela Padoan  si interroga in merito: <<Ha ancora senso distinguere i narratori italiani da quelli di origine straniera?>> Prendendo spunto da questa considerazione nei primi mesi del 2012, sulle pagine dei quotidiani si è svolto un acceso dibattito all'insegna di interventi a firma di autori italiani di origine straniera che hanno polemizzato, ironizzato, messo in questione la nicchia di mercato loro riservata, fatta di case editrici specializzate, premi specializzati, cattedre e corsi universitari su quella che è divenuta una materia ben circoscritta: un ghetto simbolico del multiculturalismo, dell'integrazione.
I nostri scrittore "d'altrove", però non chiedono diritti, né la visibilità ascritta al fenomeno culturale-politico: vogliono essere giudicati per la qualità della loro opera che - quando giunga a essere letteratura - è letteratura italiana.

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