Durante tutto l'Ottocento la percentuale di donne che lavorano in fabbrica è destinata a rimanere nettamente inferiore a quella delle domestiche e delle piccole artigiane. Tuttavia la figura dell'operaia diventa il bersaglio di pesanti di pesanti critiche da parte dell'opinione pubblica, in quanto appare incompatibile con il concetto stesso di femminilità. Se la maternità e la cura della famiglia rappresentano le funzioni femminili per eccellenza, la fabbrica non può che rivelarsi un ambiente inadeguato per la donna. Si tratta di una visione condivisa largamente che sembra pesare anche sugli ambienti artistici, all'apparenza indifferenti alla realtà del lavoro femminile in fabbrica, a lungo assente dal mondo della rappresentazione. Solo verso la fine del secolo si assiste a un crescente interesse da parte di alcuni maestri del realismo come Max Liebermann.
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