martedì 29 ottobre 2013

La tonalità affettiva dell'esperienza

Quando gli psicologi tendevano a indicare con il termine sentimenti sottili distinzioni introspettive prendevano in esame stati affettivi minori,  riservando il termine emozione a dosi più intense e movimentate : esultanza, rabbia, angustia, paura e altro.
Ma l'eccitazione non è sufficiente a distinguere l'emozione da altri stati dell'organismo, perché questo è eccitato anche nell'esercizio di pratiche di vita operativa: discussioni, polemiche, critica verso altre opinioni; è piuttosto l'intensità del tono affettivo che caratterizza lo stato emozionale.
E' indiscusso che un'emozione profonda si rifletterà in un comportamento caratteristico e in diffuse alterazioni fisiologiche, che sono poi gli elementi che ci consentono di individuare le emozioni negli altri o anche negli animali. Possiamo ammettere, tuttavia, l'esistenza di vari stati intermedi tra le esperienze più blande di piacevolezza o spiacevolezza e le emozioni intense, violente: stati di eccitamento o di quiete, gradimento della bellezza o ripugnanza del brutto.
Una volta acclarata la gradazione delle esperienze, l'antica distinzione fra sentimenti ed emozioni passa in un secondo ordine. La nostra attenzione degli aspetti emozionali del comportamento e dell'esperienza sarà data a tutte le attività cariche di una tonalità affettiva, indipendentemente dalla sua intensità.
Per misurare le differenze di intensità si utilizzano test mirati attraverso coppie di parole quali le seguenti: rabbia-furore,   timore-orrore,   dolore-tormento,   tristezza-desolazione.
Raggruppando insieme l'intera famiglia delle esperienze affettive, dalle soddisfazioni e dai disagi più tenui a un estremo, attraverso stati intermedi, fino alle estremità più intense della scala aggettivale si vuole esplicitare la caratteristica peculiare dei colori emotivi.


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