Gli studi sulla motivazione umana affondano nei fenomeni emozionali, percettivi, apprenditivi dell'individualità ancor prima di trattare il concetto di Sé con tutte le sue implicazioni. Ma piuttosto che affrontare i problemi più generali è bene considerare la motivazione al successo come un aspetto delle motivazioni relative al Sé. Il desiderio di conquistare il successo e di evitare il fallimento delle proprie iniziative è una delle strade maestre, predominanti in occidente, per ottenere il rispetto di sé. Pur variando da una cultura all'altra l'importanza che gli viene attribuita è accertato che un desiderio di dominare l'ambiente, al di là dei semplici bisogni di sopravvivenza, caratterizzi quasi tutte le società umane. La presenza di creazioni artistiche nelle caverne degli uomini primitivi dimostra che una certa forma di autoespressione che trascende le esigenze del bisogno primario individuale e di gruppo, si è imposta all'uomo come una necessità fin dalle epoche più remote.
La motivazione al successo mentre presenta aspetti sociali, è molto connessa al modo in cui l'individuo si percepisce, sicché può inserirsi tra le motivazioni supplementari dell'Io.
McClelland e coll.(1953) dimostrarono attraverso un metodo che utilizzava le produzioni immaginative per valutare e misurare la motivazione al successo.
Il metodo mostrava a studenti universitari tre immagini per le quali dovevano narrare in 5 minuti una storia su ogni immagine. Le immagini suggerivano rispettivamente una situazione di lavoro (due uomini impegnati intorno a una macchina), di studio ( un ragazzo seduto a tavolino con un libro aperto davanti) e, una situazione padre-figlio. I racconti dovevano essere scritti in base a quattro domande stampate sul foglio di risposta:" Che cosa succede in questa scena?"" Che cosa ha condotto a questa situazione?" "Quali sono i pensieri dei personaggi?" "Che cosa accadrà?".
Le storie che contenevano spessore motivazionale alto vennero classificate con un punteggio elevato; agli altri un punteggio basso: 19 i primi e 21 i secondi. Seguirono analoghi risultati con altri test con una produzione maggiore da parte degli studenti con una forte motivazione al successo.
Visto il buon risultato dell'esperimento di misurare qualche aspetto della motivazione al successo, McClelland e coll. cercarono di individuarne le origini infantili.
Nelle culture indiane d'America i cui costumi e il cui folklore pongono l'accento sull'importanza del successo, si cura bene l'educazione dei bambini all'indipendenza e al tema della realizzazione e della riuscita nelle prime fasi dell'educazione infantile che la società adulta trasmette come tipici valori di successo. Tuttavia gli studenti universitari americani benché giungono ad alti punteggi motivazionali nei loro studi, tendono a considerare i loro genitori (specialmente il padre) freddi, non amichevoli, gente su cui non si può contare; per di più, le madri dei ragazzi caratterizzati da una forte motivazione al successo generalmente pretendono alte rese dai loro figli fin da piccoli, più delle madri di quei ragazzi i cui punteggi per la motivazione al successo sono bassi.
Riassumendo, è chiaro che la forte motivazione al successo degli adulti è connessa con l'intensità dell'educazione infantile all'indipendenza da cui discende una forte motivazione a realizzare qualcosa. Ma qual è l'altra faccia del punteggio più basso nella motivazione al successo così come si rivela nelle produzioni fantastiche? Si tratta di pigrizia, negligenza o indolenza? Vi sono alcuni elementi che inducono a pensare che i punteggi bassi non escludono un reale interesse per il successo, ma piuttosto che il timore del fallimento è così forte, che il soggetto non osa correre il rischio di mirare alto. In buona sostanza, non ponendosi mete molto alte il soggetto riduce le probabilità di insuccesso. Alcuni ragazzi che hanno sperimentato ripetuti insuccessi scolastici tendono a sospendere ogni tentativo, evitando così l'amarezza del fallimento.
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