lunedì 4 novembre 2013

discussione critica sulla differenziazione fisiologica delle emozioni

Lo sforzo di trovare una base fisiologica  su cui differenziare le emozioni, individuarne il numero, accertarne le rispettive concomitanti fisiologiche, non si è dimostrato molto fruttuoso. Col mutare della natura che interessano gli psicologi, la questione è andata gradualmente perdendo di importanza. Attualmente si presta più attenzione allo stato generale dell'eccitazione emotiva che non alle sottili distinzioni tra emozioni diverse. Proprio sullo stato di eccitazione la teoria di Lindsley 1951; Schlosbrg 1954 si innesta sull'attivazione. Secondo tale teoria l'emozione presenta una dimensione di intensità, dal sonno fino all'eccitazione diffusa. Questa teoria in quanto mette l'accento sulla mobilitazione dell'energia, rende difficile distinguere tra pulsione ed emozione; ma questi due fatti sono realmente in stretto rapporto, indipendentemente dal modo in cui cerchiamo di definirli.
L'interesse attuale per la medicina psicosomatica, tuttavia, ha indotto a rinnovare gli sforzi per distinguere le conseguenze fisiologiche di timore, rabbia e ansietà.
Attualmente è provato che reazioni emozionali e stati di stress si associano a modificazioni dei sistemi nervoso periferico, neurovegetativo, neuroendocrino e immunitario, favorendo in determinati casi, un aumento della suscettibilità a varie malattie.
Uno dei cardini della medicina psicosomatica, che non si sostituisce ma si aggiunge all'indagine medica classica, è la focalizzazione dell'attenzione non solo sulla malattia ma sulla persona malata e sull'insieme mente- corpo più che sull'organo o sul sistema colpito. Essa utilizza nel trattamento, a fianco della terapia medica o chirurgica, interventi psicoterapeutici, rilassamento, ipnosi, farmaci psicoattivi e altri metodi. In una prima fase di sviluppo della psicosomatica si riteneva che soprattutto alcune patologie, come le allergie, le cefalee, l'ipertensione arteriosa, l'ulcera peptica, l'asma bronchiale, talune malattie della cute fossero tipiche malattie psicosomatiche. Oggi, il progredire delle ricerche ha suggerito che ogni malattia, potenzialmente, ha componenti psicosomatiche ed è inesatto porre rigide distinzioni tra malattie psicosomatiche e non.( M. Biondi Universo del Corpo Treccani 2000)

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