venerdì 8 novembre 2013

Riflessione critica sull' ansia

Se è vero che l'ansia quale vago timore ( nel caso dell' ansia senza oggetto) copre molti esempi di stati ansiosi, esistono anche altre ipotesi che hanno trovato un certo sostegno.
Una seconda definizione dell'ansia limita l'applicazione del termine a un tipo particolare di paura indeterminata: l'ansia è la paura dell'insicurezza. Secondo il concetto su cui si basa tale definizione, l'origine dell'ansia è di ordine sociale, i suoi inizi si ritrovano infatti a livello infantile nello stato di dipendenza del bambino dagli adulti che si prendono cura di lui. L'abbandono, le carenze emotive, la perdita dell'affetto fanno sorgere i sentimenti di insicurezza, uno stato che il bambino finisce per temere in tutto l'arco della sua vita. Questa paura dell'insicurezza è considerata come l'ansia fondamentale. Si tratta di un timore sempre associato alla vita interpersonale: ciò che si teme è l'isolamento, la mancanza di risposte affettive adeguate da parte degli altri. Quando l'ansia è definita in questo modo, viene distinta dalla paura : le cose originano la paura: soltanto le persone possono originare questo tipo di ansia (Sullivan ). Ma di ansia si parla anche in un altro senso, per significare preoccupazione per la propria condotta, in altri termini i sentimenti di colpa. Ci sentiamo a disagio se avvertiamo degli impulsi proibiti o pensiamo a trasgressioni passate; abbiamo paura che vengono alla luce e la nostra colpa sia scoperta. I bambini, ad esempio, hanno appreso a dimostrare amore e rispetto verso i genitori, tuttavia provano spesso risentimento per la loro autorità: il timore di lasciare trasparire questa insofferenza può essere fonte di ansietà. L'adolescente può avere paura di rivelare il proprio accentuato interesse per le cose sessuali. Anche la paura di avere paura, o di dimostrarla, può far sorgere l'ansia, specialmente se il codice accettato dal gruppo fa obbligo di un atteggiamento coraggioso. La preoccupazione per i propri sentimenti è senza dubbio un'importante forma che l'ansia può assumere.
I modelli esistenzialisti, che si occupano soprattutto della concezione che l'uomo ha di se stesso, hanno identificato altri aspetti dell'ansia (angoscia), ma li descrivono in termini misticheggianti che rendono difficile incorporarli nel patrimonio scientifico. L'angoscia in questa accezione ha origine in parte dalla contemplazione dell'inevitabilità della morte, in parte dalla consapevolezza che l'uomo ha  delle proprie possibilità non realizzate. Queste posizioni derivano principalmente dall'opera di S. Kierkegaard ( 1813-1855), il padre della filosofia esistenzialista. Si cominciò a sottolineare il ruolo dell'ansia come stato pulsionale quando la nozione di pulsione aversive era al massimo della sua popolarità. Ora che si manifesta una tendenza a rivalutare gli aspetti più positivi della motivazione, un certo numero di autori ha introdotto il concetto di "speranza" come controparte dell'ansia in quelle situazioni in cui l'individuo si trova di fronte a un futuro incerto. Questa posizione è stata anticipata da Kierkegaard, il quale riteneva che solo dopo aver provato l'angoscia si possa trovare la speranza.



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