E' una delle più fortunate e note novelle verghiane, anche per le vicende che la resero popolare: pubblicata dapprima sul <<Fanfulla della Domenica>> nel 1880, inserita in Vita dei campi, diede in seguito origine al bozzetto drammatico rappresentato per la prima volta a Torino il 14 gennaio 1884 con un clamoroso successo di pubblico. In seguito dal medesimo bozzetto, venne ricavato un libretto teatrale che, con la musica di Pietro Mascagni, e sempre con il titolo di Cavalleria rusticana, ebbe numerosissime rappresentazioni in tutti i teatri del mondo. La fortuna teatrale ha certamente contribuito a rendere popolare tanto la vicenda narrata quanto il nome del suo autore.
Lola, questo il nome della protagonista, è innamorata di Turiddu (Salvatore), ma sposa Alfio mentre l primo è militare. Al rientro del giovane il rapporto riprende con lo stesso sentimento di prima, benché
i due giovani abbiano tentato di trovare una soluzione nel loro amore, in particolare Turiddu che, per qualche tempo, corteggia Santuzza. Alfio viene informato dell'infedeltà della moglie, affronta Turiddu e lo sgozza in un duello rusticano accecandolo con una manciata di polvere. Nelle ultime battute del racconto si intravede la solitudine e il pianto della madre di Turiddu: il figlio non riesce neppure a invocarne il nome: << Ah, mamma mia!>> ( Come è noto, il melodramma si chiude con l'annuncio, recato da un personaggio aggiuntivo: <<Hanno ammazzato compare Turiddu!>>).
Gli avvenimenti narrati dal Verga si svolsero nella Pasqua del 1887 a Vizzini: furono confermati dalla testimonianza di Santuzza, di 17 anni al momento del dramma, il cui vero nome era Santa Pulvirenti, morta a 86 anni nel 1946 e intervistata 10 anni prima.
Verga attraverso la morale che trova nei personaggi ancorati nella cultura provinciale si limita a veridicizzarla così come la trova senza spostarla su opinioni proprie. Se proprio si vuole egli umanizza la tragedia del sentimento là dove gli altri vedevano soltanto un contrasto e un urto di forze naturali.
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