venerdì 6 dicembre 2013

il tintoretto

Il Tintoretto condannato alla pittura sin dai primi passi di un leggendario noviziato nella bottega del Tiziano per inseguire un sogno liberatorio che troverà solo alla fine dei suoi giorni.
Tale può dirsi, in sintesi, la vicenda artistica di Jacopo Robusti, costellata di opere gigantesche quasi a dispetto del nomignolo col quale la tradizione ha voluto suggellarne la fama: Il TINTORETTO.
Era diffuso costume dei tempi cognominare il giovane dal mestiere del padre; e siccome Giovanni Battista esercitava l'arte del tingere panni di seta, non avrebbe destato meraviglia se un suo figlio fosse stato denominato: del Tintore. Nel diminutivo si capisce la scherzosità insieme alla sua bassa statura quale fu. Per di più Andre Calmo, suo amico e ammiratore gli rivolge l'appellativo di " Grano di pepe capace di confondere e sopraffare un mazzo di papaveri.
Con il Tintoretto la natura è stata travolta dal turbine impetuoso del suo genio e ricreata per servire alla sua inventiva colossale. Il fondo della" fuga in Egitto"(Venezia, Scuola di S. Rocco) sono costruiti con forme intricate, contorte, che comunicano appieno la sua energia creativa attraverso la rappresentazione della vita organica. ( K. Clark, Landscape into Art 1949)



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