Per Kant il piacere del Bello è fuso con l'universalità, senza interesse e senza regole. Insomma si gode la cosa bella senza per questo volerla possedere. Quanto al sublime egli lo distingue su due forme: quello matematico (la visione del cielo stellato); quello dinamico (la visione di una tempesta). A scuotere il nostro animo non l'impressione di una infinita vastità, bensì di una infinita potenza delle forze della natura.
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