Dall'entrata sensoriale transitano le qualità della bellezza: piccolezza, levigatezza, variazione graduale, chiarezza del colore e in una certa misura la grazia e l'eleganza.
Nel sublime predomina il non -finito, la difficoltà, l'aspirazione verso mete sempre più alte. Quando Burke parla del sublime sonoro, evoca "il frastuono di furiosi temporali, di tuoni o di colpi di artiglieria" oppure l'urlo di animali, di un'improvvisa sensazione di un suono di grande intensità, anche se di breve durata, qualora venga ripetuto a intervalli, innesca un grande effetto da cui discendono immagini di suoni simili alla Quinta di Beethoven.
E' dunque il sentimento del Sublime - quella «specie di dilettoso orrore», come lo chiama Burke - che motiva la nostra irresistibile quanto irrazionale sensazione.
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